giovedì 24 marzo 2016

GLI ITALIANI, LA SINDROME DI PROCNE E DELL'IMPOTENZA APPRESA

GLI ITALIANI E LA SINDROME DI PROCNE



La Sindrome della Donna Maltrattata, anche definita sindrome di Procne, è quel terribile meccanismo psicologico che impedisce alle vittime di violenza domestica di ribellarsi al loro aguzzino ma, spesso, di solidarizzare con lui proteggendolo e giustificandolo. (Votandolo)

Potremmo definirlo un po' una sorta di sindrome di Stoccolma, perché anche in questo caso la psiche, per proteggersi dal dolore e farlo "apparire" meno terribile, lo "avvolge" da una bolla di comprensione umana sì da renderlo accettabile, dignitoso.

Ma perché un italiano/donna "sano", normale dovrebbe finire intrappolato in questo circolo vizioso di non-amore e accettare di essere umiliato, malmenato, isolato…..o costretto a emigrare?
E quali sono i sintomi? Per comprendere ciò che accade nella mente di una donna che subisce violenze domestiche dobbiamo avere qualche infarinatura di "vittimologia", quella branca della psicologia criminale che studia non la mente del carnefice, ma quella della vittima.

1-Il primo stadio della sindrome è la negazione, aggiungerei per quanto riguarda gli italiani la polemica e la caccia alle streghe passive. La minimizzazione ( in fondo c’è chi sta peggio). Questo porta spesso a divenire complice del carnefice.
La fase della negazione, purtroppo, può anche durare per sempre: una donna maltratta, che subisca un tale lavaggio del cervello, può vivere così tutta la vita, ma talvolta, pur accorgendosi di essere vittima di abusi insopportabili, non riesce ad uscirne per diverse ragioni, sia pratiche che psicologiche. Ribellarsi diventa sempre più difficile. Si convince persino che il proprio carnefice abbia ragione:

- Ognuno ha il governo che si merita.

- Ha ragione ho lavato male i piatti (o non ho emesso ricevuta fiscale – es.) senza rendersi conto che forse lo ha fatto perché aveva un braccio rotto e gli occhi tumefatti.

- Gli italiani sono tutti scansafatiche e amano l’assistenzialismo… che vuoi farci? Eppure emigrano e accettano situazioni umane difficili.

2- IMPOTENZA APPRESA.
Ti sei mai chiesto come mai GLI ITALIANI sembrano bloccati nei loro problemi e nelle loro situazioni negative?

Un po’ come se si trovassero nelle sabbie mobili e preferissero non muoversi per non sprofondare. Dall’esterno ci danno l’impressione di vivere nella più assoluta immobilità. Sappi che probabilmente sono nella situazione di vittima dell’impotenza appresa
“scoperta per caso nel 1967 dallo psicologo americano Martin Seligman, durante una serie di esperimenti di laboratorio.
Nei suoi esperimenti, Seligman aveva scoperto che un animale sottoposto ripetutamente a una scossa elettrica (senza possibilità da parte sua di evitarla), una volta messo nelle condizioni di poter fuggire dalla gabbia per evitare la scossa non lo faceva.
In poche parole, l’animale aveva appreso che la situazione negativa era inevitabile e non dipendeva dal suo comportamento, per cui anche quando effettivamente poteva muoversi o saltare per fuggire non lo faceva.
In seguito Seligman ampliò i risultati di questi studi, estendendoli anche agli esseri umani. In un altro esperimento, alcuni studenti erano in una stanza nella quale era presente un forte rumore che ovviamente infastidiva i soggetti. Gli studenti provavano a ruotare delle manopole o a premere dei pulsanti, ma il rumore non cessava.
Successivamente gli stessi studenti si trovavano in un’altra stanza dove era presente lo stesso rumore assordante, il quale però questa volta poteva essere controllato attraverso una manopola. Tuttavia gli studenti tendevano a non provare ad interrompere il rumore, dal momento che precedentemente avevano appreso che si trattava di una situazione fuori dal loro controllo.
L’impotenza appresa si riferisce quindi alla situazione in cui apprendiamo che non può essere fatto nulla per controllare o migliorare una data situazione, per cui tendiamo a non provarci nemmeno.

Ricapitolando queste due riflessioni e le mie osservazioni attuali, mi rendo conto che l’italiano, sia che sia rimasto o che sia uscito dal suo paese, rimane vittima di queste due sindromi.

Il risultato è che invece di spezzare le catene che ci tengono in questa situazione da qualche centinaio d’anni ci scanniamo tra noi…intanto i furbi, italiani e non, continuano a spadroneggiare.


http://www.studiocriminalistica.it/lasindromediprocne.htm




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